
Tutto scorre, tutto cambia, molto probabilmente non sono più la stessa persona di allora.

Al giorno d’oggi occhi (cornee), sperma, ovuli, embrioni e soprattutto il plasma vengono socializzati , scambiati e conservati in apposite banche. Il sangue de territorializzato scorre da un corpo all’altro attraverso una vasta rete internazionale di cui ormai è impossibile distinguere le componenti economiche, tecnologiche e mediche. La linfa rossa della vita irrora un corpo collettivo informe, disperso. La carne e il sangue, socializzati, abbandonano l’intimità soggettiva e passano all’esterno. Ma questa carne pubblica ritorna all’individuo attraverso il trapianto, la trasfusione, l’assunzione di ormoni. Il corpo collettivo ritorna a modificare la carne privata, talvolta riportandola in vita o fecondandola in vitro. […] come l’ipercorteccia sospinge oggi i porpri assoni attraverso le reti digitali del pianeta, l’ipercorpo dell’umanità estende i suoi tessuti chimerici tra le epidermidi, tra le specie, oltre le frontiere e gli oceani, da una sponda all’altra del fiume della vita.
Levy Pierre, Il virtuale, (1997) Raffaello Cortina Editore
Se neanche la pelle è ormai un confine sicuro, davvero ci meravigliamo dei reality? Della privacy? Delle fantasie erotiche ormai condivise su tutti gli schermi? La nostra mente somiglia ad un calamaro: rivoltato come un calzino, per pulirlo dalle interiora. E poi divorarlo?