
Tutto scorre, tutto cambia, molto probabilmente non sono più la stessa persona di allora.

1.4142135623730951
La radice quadrata di 2 è 1.4142135623730951.
La parte interessante è la successione 1.4142 1356etcetcetc
Quarantunoquarantadue.
E cioè, se vogliamo trovare quel numero che moltiplicato per sè stesso ci dia per risultato DUE, 1.4 è troppo poco ma 1.5 troppo.
Nessuno dei due è LA radice di due. E se pure proviamo ad aggiungere una cifra, poi un’altra etceteraetceterandoecosìvia fino a riempire la pagina, nada de nada.
LA radice di due, radical due, rimane nascosta come un’adolescente timida.
Zenone ne approfittò (non dell’adolescente, di radical due per difendere la scuola di Parmenide con il tanto citato paradosso di Achille e la tartaruga. Una specie di Wile E. Coyote che rincorre il suo Beep Beep.
Immaginare poi di calcolare "visivamente" la radice di due.
O più semplicemente il classico risultato di 100 diviso 3, la classica torta impossibile da dividere in tre parti identiche.
Al senso di vertigine, riaprire gli occhi e continuare =)
C’è qualcosa che sfugge mentre la mente prova a rappresentarsi radical due, la distanza incolmabile tra ogni modello e la sua rappresentazione.
Ecco la magia della matematica: con ragionamenti semplicissimi, alla portata di chiunque, ti permette di abbracciare la Verità.
La Verità, la mia Verità, è l’infinito.
L’eccesso, lo sfuggente, l’imperfetto che nessuna mente, nessun computer, nessun Dio o robot potrà mai comprendere davvero.
Perchè la com-prensione è un abbraccio del pensiero, e ad abbracciare il Cosmo intero anche il Padreterno si straccerebbe le braccia.
Ancora una volta meglio aprire la mano e accarezzare, sfiorare senza stringere.
Coccolare l’assoluto come fosse un il mento di un leone dispettoso, l’utero di una donna capricciosa, la mano d’una nonna di sabbia fragile.
Il limite di una progressione convergente è l’infinitesimale.
Il limite di una progressione divergente è l’infinito.
Cosette da nulla.
Come fanno a farci odiare la matematica a scuola?
Ho avuto un sogno, Lorenzo. Un sogno in cui la tartaruga di Zenone volta la testa senza fretta, mi strizza un occhio senza fermarsi e va via, placida.
Tanto, Achille non la prenderà mai.
Nè lei, nè la sua Naiade in autoreggenti, nè la Verità.